di Luigi Asero
Nel giorno dedicato a tutti i Santi, nei giorni dedicati al ricordo dei defunti, il Paese si stringe attorno ai terremotati del centro-Italia che dal 24 agosto vivono in uno stato di continua apprensione.
Le nuove scosse di questi giorni non hanno fatto altro che acuire il senso di provvisorietà -e d’altra parte- a rafforzare la voglia di ricostruire di migliaia di persone. Difficile far i conti con la paura e con la voglia di restare insieme. Il Consiglio dei Ministri straordinario di ieri ha deciso che non ci saranno tende per gli sfollati a causa delle condizioni climatiche particolarmente rigide per il periodo invernale cui si va incontro, va da sé però che anche per le case in legno occorrono diversi mesi. La soluzione appare quindi quella di “spostare” temporaneamente gli sfollati verso altri luoghi in attesa della ricostruzione. Soluzione che non piace però alle popolazioni terremotate che non vogliono lasciare i luoghi d’origine. Il premier Matteo Renzi ha quindi annunciato che dovranno essere predisposti immediatamente i container mentre vengono conferiti al responsabile della Protezione Civile nazionale, l’ingegnere Fabrizio Curcio, i poteri straordinari per la ricostruzione che avverrà sotto la supervisione dell’Autorità Anti Corruzione.
Il primo ministro ha quindi voluto rassicurare: “Ricostruiremo tutto: anche le chiese, anche le realtà turistiche e commerciali. Tutto ciò che serve per rimettere a posto i Paesi colpiti lo mettiamo.Noi siamo l’Italia. Se c’è una preoccupazione di tornare prima mettiamo più container, i cittadini devono sapere che lo Stato sta dalla loro parte“.
Intanto secondo gli esperti dell’INGV il suolo si sarebbe abbassato notevolmente, da 25 a ben 70 centimetri e la nuova faglia che si è attivata potrebbe riservare nuove “sorprese” poco piacevoli. Senza per questo voler fare allarmismi visto che non è possibile prevedere gli eventi sismici.
Le risorse per la ricostruzione sono la grande incognita adesso. Secondo Renzi “Le risorse sono già stanziate, se ce ne sarà bisogno, ne metteremo altre. Ma a meno di 36 ore dall’ultima forte scossa non abbiamo chiaro né a quanto ammontino complessivamente i danni, né il numero definitivo degli sfollati“.
Lo sciame sismico è quasi la metafora di questo Paese: non si fa in tempo a pensare alla soluzione di un problema, ne nasce subito un altro e un altro ancora. Questa però non va intesa come “sfortuna” ma come unico possibile risultato di un Paese lasciato alla deriva non per pochi anni, ma da almeno 4 decenni. Tant’è, e adesso ce ne piangiamo le conseguenze.